Come raggiungerci 
46° 0' 43.737" N     10° 49' 52.899" E 46.01653, 10.82346.

More Details/maggiori dettagli

 

LE PALAFITTE



Biotopo "Palu'"
Nome locale: Palù di Fiavè
 Nome topografico: Palù
Comune: Fiavè
Quota media s.l.m.: m 645
Superficie: 122 ha circa
Tipologla: torbiera
    La Torbiera di Fiavè è forse più nota per il grande patrimomo archeologico che in essa è conservato che non per i suoi aspetti naturalistici. Qui, infatti, si sono trovate le ben note palafitte che hanno conferito a questa zona il ruolo di stazione archeologico d'importanza internazionale. La Torbiera di Fiavè è però stata istituita come biotopo protetto in considerazione del suo grande pregio naturalistico, così da potervi attuare una tutela "globale" che preservi l'uno e l'altro aspetto della sua ricchezza, evitando manomissioni arbitrarie che potrebbero danneggiare irreversibilmente l'intero sistema. La Torbiera di Fiavè ha origine per colmamento di un vasto lago formatosi circa 12-14.000 anni fa, al termine dell'ultima fase della glaciazione Wurmiana in virtù di uno sbarramento morenico. Questo lago era, in origine, profondo più di 20 metri e perfino più esteso dell'attuale bacino occupato dalla torbiera. Il suo colmamento è stato causato dalla vegetazione costiera, che ha lentamente depositato se stessa morta sul fondo, innalzandolo dalle zone di riva verso il centro. In questo modo ha potuto invadere gradualmente lo specchio d'acqua, fino a occuparlo quasi per intero.Gli insediamenti palafitticoli, databili uno al 2100-2000 a.C. ed un secondo al 1400-1300 a.C., erano collocati sulle rive del bacino, quando era ancora lago.

https://www.facebook.com/patrizia.carli53/videos/vb.1283581822/10203958805192168/?type=2&theater
https://www.facebook.com/patrizia.carli53/videos/vb.1283581822/10202122666489848/?type=2&theater

Attualmente la torbiera ha una superficie ridotta rispetto all'origine, perchè ha subito forti tentativi di bonifica talvolta parzialmente riusciti. La sua vegetazione è caratterizzata dai grandi carici e, nelle pozze e nei canali, dalla ninfea; i canneti sono presenti solo verso la riva e sfumano poi nei tifeti. L'importanza della torbiera come habitat per molte specie di animali resi rari dalla distruzione di tante altre zone umide è enorme. Lo testimoniano le presenze di ben sei specie di anfibi, di moltissimi molluschi e ancor più di insetti e di altri artropodi. Va poi segnalato che riveste particolare interesse quale zona di rifugio per molti uccelli migratori Principali motivi di interesse naturalistico: rare specie e associazioni vegetali delle zone umide; Anfibi e avifauna acquaticatrutture per il turismo culturale: sentiero di visita con osservatorio e 2 torrette di osservazione fauna; centro visitatori presso il Municipio; percorso per portatori di handicap.

Tempi di percorrenza: l'intero percorso può essere portato a termine in circa due ore e mezzo, tenendo conto di un passo tranquillo e di brevi soste per osservare, fotografare, disegnare, scrivere.
Difficoltà e attrezzatura consigliata: il tracciato non comporta particolari difficoltà tecniche.
La naturalità del territorio suggerisce abbigliamento discreto e soprattutto calzature adeguate.

Studi compiuti: progetto di definizione naturalistica e catastale; studi della commissione scientifica; monitoraggio periodico dell’avifauna; monitoraggio peiodico anfibi; piani di gestione forestale. Interventi di ripristino ambientale: creazione di nuovi stagni; realizzazione di sottopassi stradali per Anfibi; colture a perdere per la fauna selvatica; sfalcio periodico in torbiera Lungo il tracciato, alcune tabelle offrono "spunti per vedere" individuando punti di particolare interesse, nei quali si suggerisce una breve sosta per osservare e "gustare" gli aspetti più preziosi di questo biotopo.
Con i numeri da 1 a 15 sono indicati questi punti di particolare interesse. 1. Le forme del territorio 2. la siepe 3. I coltivi intensivi e quelli estensivi 4. Boschi artificiali e naturali 5. I bacini idrici 6. La vegetazione della torbiera 7. La rinaturalizzazione 8. Insetti e rane 9. Rondini e zanzare 10. La fauna della torbiera 11. La gestione del biotopo 12 L'area a tutela integrale e l'area di rispetto 13. Il bosco di salici 14. Le palafitte 15. Preistoriche "case a schiera Il sito Palafitticolo e le altre zone archeologiche
 
    La valle delle Giudicarie Esteriori è uscita dall’anonimato che caratterizza la storia antica di gran parte della regione e si è imposta all’attenzione dei ricercatori e studiosi della preistoria delle zone alpine grazie ai ritrovamenti archeologici che sono conseguiti alle ricerche sistematiche attuate, in tempi recenti, dal settore archeologico dell’Assessorato alle Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento. Tali ricerche – le cui risultanze coinvolgono un arco di tempo che copre oltre due millenni, dalla Preistoria recente delle popolazioni alpine alla Protostoria, sino alla Storia dell'Evo Antico — sono state indirizzate su tre località—Fiavè, a Sud, Vigo Lomaso, al centro del lato Est e Stenico a Nord — ciascuna delle quali ha comportato un particolare impegno di lavoro ed ha evidenziato una diversa situazione — documentata dai reperti posti in luce — che però non esclude, tra queste stesse località, I'esistenza di un legame vicendevole che, quantomeno in certi periodi, ha assunto l'aspetto di una vera e propria integrazione.

    Per quanto riguarda la particolarità di dette località, è da porre in rilievo che: Fiavè: per l'importanza dei suoi abitati sorti nel secondo millennlo a.C. sulle sponde e nel le acque dell'antico lago Carera supera l'ambito regionale; Stenico: con la Necropoli a Tumulo ed il luogo di Culto evidenzia aspetti del culto dei morti collegato al Fiavè 6° e perdurato per tutto il primo millennlo a.C., in parallelo con Vigo Lomaso; Vigo Lomaso: offre testimonianze di insediamento che eredita la tradizione dell'ultimo Fiavè (il Fiavè 7°), proseque nel primo milIennio a.C. in collegamento con Stenico, e quindi impone un proprio ruolo primario nell'ambito della storia antica della valle. FIAVE’ Le più antiche ed evidenti testimonianze circa le genti che hanno abitato la Valle delle Giudicarie Esteriori sono accentrate nel territorio della Torbiera di Fiavè, ubicata, fra i monti, nelI'ultimo tratto Sud della valle, 20 km. a Nord del lago di Garda, sulla direttrice delle Dolomiti del Brenta. L'eccezionalità e l'imponenza dei reperti venuti alla luce, appunto alla Torbiera di Fiavè, hanno fatto si che detta località venisse ad assumere il ruolo di uno fra i plù importanti punti di riferimento in ordine alle ricerche dirette a conoscere la storia degli abitati preistorici sorti in ambiente umido.
   
LA TORBIERA Dl FIAVÉ "PALU’"
 L'amplo terrazzo morenico sui cui sorge il paese di Fiavè ha creAto, a suo tempo, uno sbarramento nell'angolo meridionale della valle dando cosi luogo ad un'ampia conca triangolare, chiusa dai monti Misone, ad Est, Cogorna, ad Ovest, e appunto dalle ondulazioni dello sbarramento morenico a Nord-Est. In questa conca si era formato, anticamente, un vasto invaso lacustre alimentato dalle abbondanti sorgenti che tuttora sgorgano alla base dei monti che lo fiancheggiano. L'attuale Torbiera — pIù conosciuta in paese con il nome "Palù" — occupa l'alveo di questo antico lago di sbarramento, progressivemente trasformatosi in deposito di torba ma i cui residui erano ancora visibili nel secolo scorso. Tali depositi torbosi sono stati variamente sfruttati a partire dallo scorso secolo, e ciOè dal 1855, quando la ditta "Cinquen et Ennis" ha dato inizio alla estrazione della torba ad uso di combustibile.


LA SCOPERTA DEL SITO ARCHEOLOGICO
     Le prime scoperte archeologiche si sono verificate, nella Torbiera di Fiavè, appunto in occasione dei lavori di cui sopra; ne sono quindi seguite altre, sempre in occasione di lavori per l'estrazione della torba, ma in relazione ad esse si sono perse sia le notizie che i reperti venuti alla luce. Nel 1883, I'Archeologo trentino Paolo Orsi parlava della possibile esistenza di abitato lacustre. Pirro Marconi, durante una ispezione al sito effettuata, nel 1926, fra le trincee aperte nella zona NE — sempre a scopo di estrazione della torba — aveva notato resti di abitato e reperti sparsi fra le palificazioni estese su un'area di circa mq. 8000). Nel 1940 la Soprintendenza alle Antichità delle Venezie esequiva un piccolo scavo, bloccato, però, dopo pochi giorni. Negli anni successivi, Raffaelle Battaglia illustrava alcuni dei reperti più interessanti venuti alla luce casualmente. A partire dal 1969 il Museo Tridentino di Scienze Naturali, grazie al contributo dell'Assessorato provinciale alle Attività Culturali, organizzava scavi sistematici nella zona palafitticola che era stata posta in luce nel 1968 nel corso di lavori per l'estrazione della torba. Con la serie di campagne effettuate dal 1969 al 1976 sono stati complessivemente scavati mq. 800: circa un decimo dell'area contenente resti di abitati palafitticoli. Le ricerche palafitticole condotte in questa occasione hanno consentito di acquisire una notevole quantità di dati sulla formazione e sullo sviluppo degli abitati sorti nel secondo millennio a.C. e nello stesso tempo hanno evidenziato la vasta problematica che a questi stessi abitati è connessa, stante il particolare ambiente in cui essi sono sorti. Per non disperdere questo patrimonio di dati e di informazioni, I'Assessorato alle Attività Culturali ha promosso la realizzazione di una completa ed ampia relazione sugli scavi recentemente effettuati, nella quale debba essere fatto luogo -alle illustrezioni di quanto sinora portato alla luce; -alla catalogazione ed all'esame della massa dei reperti raccolti in occasione degli scavi; -a studi specialistici, circa la situazione della Carera, finalizzati all'acquisizione di dati per una plù incisiva tutela e valorizzazione del sito archeologico di Fiavè. I lavori di predisposizione di tale relazione — si ricorda, attualmente in corso — hanno permesso di acquisire una prima serie di dati sulla tipologia strutturale degli abitati preistorici sorti alla Carera; il che glà rappresenta un notevole, positivo contributo alla soluzione dell'annoso e dibattuto problema circa l'esistenza degli abitati palafitticoli.


SUCCESSIONE E TIPOLOGIA DEGLI ABITATI PREISTORICI NELLA CARERA Dl FIAVÉ
    La zona arch eologica nella Carera interessa l'area di quella che era l'insenatura meridionale dell'antico lago — ora a prato pianeggIante — e cioè l'ampio triangolo che ha il vertice Sud nel dos Gustinaci e, come base, la strada consortale che entra nella palude. Gli scavi sono stati articolati su una serie di settori distribuiti in tre zone così distinte: zona 1 ubicata nell'angolo NO del prato, gravitava su quella che poteva essere una minuscola isola, o promontorio, di poco emergente dall'antico lago; zona 2 - posta ad Est della prima, si estende alla leggera depressione del prato — è solitamente pregna d'acqua — sulla quale afffiorano testate di pali inglobati nelle torbe; zona 3 - si sviluppa nella parte a Sud del prato, lungo il pendio del dos Gustinaci.

  
    La scoperta di molti elementi pertinenti ad abitati ha consentito di determinare la tipologla strutturale di ciascuno di essi. Il contemporaneo rinvenimento di resti culturali giacenti fra i reperti di cui sopra (ossia, quanto appartenente alle persone allora presenti negli abitati in parola: oggetti di uso domestico, strumenti di lavoro, abbigliamento e rifiuti) ha permesso di riconoscere la cultura di chi usufruiva degli abitati stessi, di determinarne l'orizzonte e, quindi, la collocazione cronologica. Infine, la relazione fra struttura abitativa ed orizzonte culturale ad essa associato ha reso possibile determinare la successione e la tipologia dei singoli abitati, ad iniziare da quello convenzionalmente indicato come Fiavè 1°, sino al Fiavè 7°, I'ultimo in ordine di tempo sorto nell'ambito della Carera.

Tratto da: PERINI R.,1983, " Sulle Tracce delle Genti Giudicariesi" in Beni Culturali del Trentino, n.3, Provincia Autonoma di Trento

contatti:  +39 0465 735018 ( fisso e fax)     direzione@genzianella.biz      albergogenzianella@pec.it